La Strage di Beslan è stato un attacco terroristico avvenuto dal 1 al 3 settembre 2004 nella scuola Numero Uno (Scuola Media) di Beslan, nell'Ossezia Settentrionale-Alania, una repubblica autonoma della Federazione Russa.
Un gruppo di terroristi, principalmente di etnia cecena e inguscia, legato al leader separatista ceceno Šamil Basaev, prese in ostaggio oltre 1.100 persone, tra cui circa 777 bambini, durante la cerimonia di inizio dell'anno scolastico.
I terroristi avevano richieste politiche, tra cui il riconoscimento dell'indipendenza della Cecenia dalla Russia e il ritiro delle truppe russe dalla regione.
La situazione si protrasse per tre giorni in condizioni disumane. Gli ostaggi furono tenuti rinchiusi nella palestra della scuola, privati di cibo, acqua e cure mediche.
Il 3 settembre, l'assedio culminò in un violento scontro a fuoco tra i terroristi e le forze speciali russe. Le circostanze esatte che portarono all'inizio della sparatoria sono controverse.
Il bilancio finale fu tragico: 334 morti, tra cui 186 bambini, e centinaia di feriti. Molti ostaggi morirono a causa delle esplosioni, delle sparatorie e della disidratazione.
La strage di Beslan suscitò orrore e condanna a livello internazionale e portò a un inasprimento delle politiche antiterrorismo in Russia. L'evento rimane una ferita aperta nella storia russa e un simbolo della brutalità del terrorismo. Le controversie sulle responsabilità e sulla gestione della crisi da parte delle autorità russe continuano ancora oggi.
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